OPERA 45
RIFACIMENTO DEL SACCONE
(80x60) 1979
Descrizione
La tela è sovraccarica di tramenio contadino, i cartocci
strepitosi messi da parte durante la spannocchiatura adesso
gonfiano grandi teli destinati ad accogliere le membra
disfatte dalla fatica; ma, più che nella loquacità dei tanti
episodi minuti, il meglio dell'opera è in quel giallo che
sfiamma oltre le ramaglie, in quel tocco di cielo al di là
dell'imperioso abbaino.
Nomenclatura-folk
Il termine usuale dell'operazione annuale è «armpjì lu saccone»; invece
« arfà lu lette» implicava ogni mattina il rimescolare e
appianare le foglie (vusecà) con apposita forcina di legno,
introdotta nel saccone tramite le feritoie disposte a due
file nei letti matrimoniali o solo al centro negli altri.
Era un lavoro tipicamente donnesco, e nella scena lo
dimostra l'uomo che bada ai polli mentre tutte le donne sono
indaffarate intorno ai sacconi. Una fanciulla abbassa (acciuccà)
l'orlo del cestone (lu cafone) contenente le foglie o
brattee selezionate (capate), mentre in fondo giunge una
donna che ne porta un paniere; alla ragazzina in rosso non
sembra vero, gettandovisi a tuffo, d'inaugurare un saccone
appena riempito.
Le foglie erano
cambiate una volta l'anno, oppure in caso di morte di chi vi
avesse dormito anche una volta sola; il letto era disfatto e
le foglie bruciate durante il trasporto funebre o, al più
tardi, al rientro dal cimitero. Con l'introduzione dei
moderni materassi in lana, il rito viene continuato in vari
modi; per es. a Tortoreto (presso la famiglia De
Santis-Calvarese il 12-6-1984) appena uscita la bara, una
donna scuce un angolo del materasso e del cuscino
prelevandone un fiocco che viene bruciato; quindi si ricuce
la piccola apertura, che viene infine lustrata col passaggio
di una spugna appena umida.
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