OPERA 30
CONTADINO SULLA TREGGIA
(40x30) 1976
Descrizione
Il rabesco dei rami in primo
piano, e l'ulteriore acquisizione dell'albero fuori campo a
sinistra, e la sequenza cromatica - tutt'altro che reale -
del mare di campi e di colli sino ai monti sullo sfondo,
denunciano che č passato un altr'anno, e ci alziamo spesso
la notte per appuntare sulla tela quell'idea, spesso il
colore si muta sotto il pennello senza che neppure ce ne
accorgiamo, l'osco-umbra ed etrusca e latina
traja
č
un'apparizione troppo remota nel moderno di quest'opera che
non ci inganna con l'ingenuitą di quelle casucce e
chiesette sparse a caso sulle cime.
Nomenclatura-folk
Il traino agricolo o treggia
(la traje)
per una sola bestia, come nella tela, invece del
timone centrale divaricato alla base, aveva due stanghe
(la stanghe) o
pertiche entro le quali era legato l'animale
munito di piccolo giogo (lu
Jove).
Era un attrezzo indispensabile per i frequenti trasporti
in/e dalla campagna; la treggia serviva soprattutto per il
quotidiano approvvigionamento di foraggio verde, riporto di
fascine, di legumi con gli steli, ecc. Il traino maggiore,
oltre al timone centrale a cui aggiogare due bovini, era di
due tipi: a) per carichi pesanti: sulle suolette o
scivoli (la
.culatte) recava un semplice ripiano di grosse
tavole trasversali; b) per carichi leggeri: oltre al
ripiano, portava ai lati un riparo in vimini oppure una
piccola stecconata; per trasporto di covoni, fieno, fascine,
ecc. si usavano due alti fermagli a V rovesciata, saldamente
incastrati nella parte anteriore e posteriore degli scivoli
o del soprastante pianerottolo.
La
«traina»
ricorre frequentemente nelle carte del medioevo. Un
documento del 1215 relativo alla vicina vallata del Tronto
diceva tra l'altro che il vassallo era tenuto a
fare una traina
per trasportare e trascinare le biade alle aie (facere
unam trainam ad deferendum et ad trahendum bladas ad aras)
cf. U. Picciafuoco,
L'Abbazia dei
SS. Benedetto e Mauro presso il fiume Tronto,
Centobuchi (AP) 1984, p. 65.
|