| OPERA 28PASTORI IN COLLINA
 (30x20) 1975
 Descrizione Il soggetto non ha ormai più importanza, talvolta il cantore -scoperte e 
					carpite le sottigliezze delle campiture e del colore -non 
					può non inebriarsi del proprio canto, come l'usignolo di 
					D'Annunzio.  Così ammiriamo, in questo 
					piccolo formato, e nel già noto idillio pastorale, la 
					sinfonia dei velli e dei dossi lunari, l'arguzia 
					quattrocentesca di quei piccoli pastori in terzo e quarto 
					piano, il contrappunto degli arbusti autunnali desinenti 
					nella trina miniata sul cielo di perla.  Nomenclatura-folk Oltre al forte pathos espressivo, il piccolo quadro racconta molte cose 
					concrete della vita del contado. La diversità di cani, con 
					l'assenza del classico pastore bianco abruzzese, 
					indica che si tratta del giornaliero assembramento di ovini 
					messi insieme da piccoli proprietari, che poi a turno li 
					guidano al pascolo. Così pure l'assenza dell'ariete nel 
					gregge dice che è tempo di mungitura e di formaggio fresco; 
					recentemente alcuni allevatori, interessati più alla carne 
					degli agnelli che al formaggio, lasciano stabilmente 
					l'ariete nel gregge. Mancano infine i pastorelli 
					(celeberrima «la pastorella» del Michetti!), e questo denota 
					che si tratta di una giornata festiva, in cui la gioventù 
					campagnola si diverte un po', e i nonni volentieri si 
					ritrovano dietro le pecore; non di rado poi piccoli e grandi 
					s'incontravano con volpi, lepri, tassi, scoiattoli, ricci, 
					ecc. Per ultimo, la brinata che irrora la campagna fa 
					sperare bene per i pascoli.    |