OPERA 21
GRANTURCO AL SOLE
(80x60) 1974
Descrizione
In un'opera di soggetto simile, e dello stesso anno,
giustamente acquisita al Museo Nazionale dei Naifs di
Luzzara, avevamo notato una sinfonia cromatica, un inno
quasi parossistico al buon seme che nutre uomini e bestie:
le pannocchie invadono di sé tutto il dipinto, gli uomini le
animano e le rendono appetibili, nel campo senza cielo la
trapunta di fiori bianchi (che fiori?), drizzati tutti
aperti in loro stelo, accoglie ed incornicia la ridda delle
grandi reste sacrali, è l'euforia del lavoro e
dell'abbondanza, i pennuti si fanno arditi e tentano di
beccare e di sgranare a più non posso.
In questa variante, che arricchisce e completa il
tema, i chicchi son posti ad essiccare sui «pannoni», e
dentro i frastagli degli alberi vicini e lontani sorride la
casa rosata, si levano le voci delle donne in faccende,
s'alzano i gridi dei ragazzi intenti ai garruli trastulli
col cerchio della nostra infanzia lontana.
Nomenclatura-folk
I polli, già
tenuti a bada con la canna, fuggono starnazzando al
sopraggiungere rumoroso dei ragazzi col cercine (lu
circinalle), guidato con l'uncino (la 'ngicche). Il
granturco dopo la sgranatura rimaneva parecchi giorni al
sole, sparso sopra il rustico telo di canapa (lu pannone);
vi si praticavano ogni tanto dei solchetti attraversandolo a
piedi nudi in qua e in là. Il telo era necessario per la
perfetta separazione dal suolo, per la facilità di
rimescolamento ed anche per il sollecito ricovero al coperto
in caso d'improvviso acquazzone; il pannone era parte
integrante del corredo nuziale delle ragazze (lu currede).
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