Ben poco oggi resta di questo mulino, numerosi crolli,
avvenuti dopo l’abbandono, hanno sommerso tutto quello che
si trovava al piano delle lavorazioni legate alla
macinazione.
Nelle bocche sottostanti, in cui erano localizzati i
congegni per il movimento resta in sito il canale, in
legno di quercia, e la traversa
Macina: la macina di un mulino era in realtà costituita da
due macine, una fissa, leggermente rialzata dal pavimento
del locale e un’altra, sistemata superiormente, libera di
ruotare. Erano ambedue costituite da una pietra cilindrica
di natura arenaria con foro centrale, attorniata da conci di
pietra aventi forma di settori di corona cilindrica, tenuti
stretti da cerchi in ferro che li serravano per il
raffreddamento dopo essere stati arroventati a terra, su cui
s’incerniava la ruota a pale.
Il canale è in ottime condizioni, ed è ancora in posizione
l’asta metallica, che faceva alzare la serranda da cui
usciva l’acqua, che colpiva la ruota a pale. L’apertura
della serranda, da cui fuoriusciva l’acqua necessaria al
movimento degli ingranaggi, era comandata dal mugnaio dal
piano superiore.
La traversa orizzontale in legno, incastrata sul fondo del
canale, poteva essere sollevata anch’essa dalla zona
soprastante mediante una barra metallica posta lateralmente.Il
sollevamento provocava l’innalzamento della macina, bloccata
all’albero di trasmissione che partiva dalla traversa.
L’abbassamento del letto del fiume costrinse la famiglia Di
Giacomantonio a modificare il sistema d’approvvigionamento
dell’acqua necessaria al movimento delle macine passando
dalla presa diretta a quella di bacino. |