Montefino è posto su un colle a quota 373 che domina da
nord il percorso del fiume Fino, nel territorio antico dei
Sabini adriatici e della successiva colonia romana di
Hatria. Il suo nome medievale era Mons Siccus (Monte
Secco).
Non si hanno per ora documentazioni sulla presenza di
insediamenti italici o romani nell'area di Montefino ad
esclusione del ritrovamento di un breve tratto basolato
stradale antico "presso il
Fiume Fino", probabilmente
appartenente al tracciato longitudinale pedemontano Roma,
Teramo, Monte Giove, Bisenti e Penne con raccordo con il
tratto della via Cecilia di Hatria-Pinna,
sotto Castilenti. Questo tracciato sul corso del Fino fu
poi riutilizzato dal Regio Tratturo tardo-medievale di
Frisia-Rocca di Roseto, una delle direttrici principali
della pastorizia transumante orizzontale, che collegava
l'Abruzzo adriatico con la Puglia. Pur tuttavia c'è da
evidenziare che probabilmente nelle vicinanze doveva
sorgere una villa rustica di età romana data la presenza
del percorso stradale e il corso del fiume: da evidenziare
un toponimo prediale come "Colle Marciano" che potrebbe
attestare un romano fundus Marcianus, ma anche una
chiesa dedicata a S. Marciano.
La prima menzione medievale del paese è di eta normanna,
1150-1167, con la menzione di un costellum della
Contea di Penne, Montis Sicci, feudo di mezzo
milite (circa 65 abitanti) tenuto da Trasmondo di Colle
Madii per conto del Conte Roberto di Aprutio (Catal.Bar.,
1064, 1066). L'incastellamento di Montefino viene |
poi citato, come Mons siccus, nel Diploma di
Carlo I d'Angiò del 1273 (Far., 77).
Successivamente, nel 1454, Mons Siccus diventa
feudo degli Acquaviva, feudatari che restaurano le
fortificazioni murarie e curano le quattro chiese citate
in documenti dell'epoca. Nell'anno 1506 Montesecco è
citato fra i possessi del vescovato di Teramo, mentre nel
secolo XVII abbiamo un documento in cui si cita Monte
Secco e una vicina contrada detta "La Villa Bozza"
Attualmente Montefino conserva l'impianto delle
fortificazioni medievali, strutturate in forma di
castellorecinto su pendio del XIV secolo, anche se
ristrutturate soprattutto nel XV secolo ad opera degli
Acquaviva. Nella parte alta è la cosiddetta Fortezza o
"Castello di Corte", che presenta strutture relative
ad una torrecintata trecentesca con resti della torre a
pianta quadrata, scarpata alla base e con spesse mura in
opera incerta medievale composto da pietrame di arenaria
legato da malta pozzolanica mista a frammenti di tegole:
in essa è riconoscibile, come impianto, il Montis Sicci
di età normanna. Sotto La Fortezza si sviluppa, su
terrazze, il borgo medievale, comprendente il Castello
degli Acquaviva e la chiesa di S. Giacomo: esso in passato
aveva mura simili a quelle della Fortezza (in opera
incerta legata da malta pozzolanica) e due porte, "Porta
Guardiola" e Porta do Piedi". Della prima, che doveva
aprirsi nella Piazza del Carmine, non rimane nulla, della
seconda, detta anche "Il Portone", rimane il varco
d'ingresso con arco superiore e, sulla destra, la data
1768. Discretamente conservato è il
Castello degli
Acquaviva, posto sul versante est del borgo, che
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gran parte dell'impianto originario del tardo
quattrocento con
torrione angolare cilindrico, simile
a quello di Cellino Attanasio, dotato di
apparato a sporgere con loggiato superiore trasformato
in terrazza negli anni' 50: si notano in particolare
due muri di rinforzo (scarponi) creati nel 1734 dopo
il terremoto precedente del 1707. Nel Castello era
presente la torre centrale cilindrica (dongione),
torre che, danneggiata da un terremoto nei primi anni
trenta, fu demolita nel 1933.
La chiesa di
S. Giacomo Apostolo è visibile
nella sua sistemazione settecentesca a tre navate con
portale esterno cinquecentesco proveniente
dall'Abbazia dei Celestini che era sito nell'area
cimiteriale di Montefino. Nell'interno si notano buoni
reliquiari seicenteschi in legno dorato di scuola
spagnola, fra cui spicca quello di S. Giacomo con
Bibbia sormontata dall'immagine del paese di Montefino,
sulla mano sinistra; da evidenziare anche la presenza
di una "Croce processionale" quattrocentesca di scuola
di Guardiagrele in argento e rame dorato.
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